L’ambito dell'itinerario è costituito da complessi dunosi che si sono venuti a formare per l’accumulo di sabbie portate dalla corrente alto adriatica lungo costa, a ridosso della diga nord di Punta Sabbioni della bocca di Lido. Sono presenti le tipiche serie vegetazionali litoranee, ebbene oggi ridotte in estensione, soprattutto nelle dune pioniere e mobili, anche a causa della balneazione. Sono riscontrabili estese praterie erbacee e bassure retrodunali, con importanti presenze floro/faunistiche. Verso ovest insiste una fascia boscata, in parte di impianto artificiale.
L'ITINERARIO
Indicazioni stradali: dal centro di Cavallino proseguire per la via principale (Strada Provinciale Jesolana) per circa 9 km in direzione Punta Sabbioni. Appena giunti sul Lungomare Dante Alighieri proseguire in direzione della diga fino al parcheggio, qui si può lasciare l'auto.
Lunghezza: circa 2,5 km (scarica la cartina)
Tempi di percorrenza: 1,5 ore circa
Difficoltà tecniche: possono esserci alcuni tratti con erba alta
Periodo consigliato: primavera, autunno, inverno. L'estate è altamente sconsiglia per via del turismo balneare.
Interessi prevalenti: paesaggistico/naturalistico
L'itinerario è molto interessante perché si sviluppa all'interno di complessi dunosi caratteristici del litorale veneziano. Nei litorali sabbiosi possono essere individuati una serie di ambienti nettamente distinti. Questi si presentano come delle fasce parallele tra loro e parallele alla linea di battigia. I fattori abiotici, quali ad esempio il vento, l'influenza dell'acqua salata, la granulometria della sabbia, agiscono perpendicolarmente alla linea di costa determinando condizioni di vita differenti mano a mano che si procede verso l'entroterra. Possiamo così riconoscere una prima fascia, la battigia che comprende quel tratto di litorale, variabile a seconda delle maree e dell'intensità del moto ondoso, dove la sabbia è costantemente bagnata dall'acqua marina. La seconda, detta "sabbia nuda", comprende quel tratto di spiaggia generalmente piuttosto ampio, che è del tutto inospitale per qualsiasi organismo vegetale. Ad una certa distanza dal mare, dove l'azione dissalante delle piogge prevale su quella di effetto contrario dell'acqua marina, si trova la terza fascia, detta a "piante pioniere", caratterizzata dalla presenza di piante annuali come la Ruchetta di mare (Cakile maritima), l'Erba kali (Salsola kali) e il Lappolone (Xanthium italicum). Queste piante iniziano un'importante opera di colonizzazione e di consolidamento dell'arenile: esse possiedono particolari adattamenti per trattenere l'acqua meteorica ed evitare la disidratazione, svolgendo il ruolo ecologico di trattenere le particelle di sabbia con l'apparato radicale, favorendo l'attecchimento delle specie successive. Queste comunità vegetazionali sono caratterizzate da una spiccata capacità di adattamento a condizioni ambientali estreme come l'elevata permeabilità del terreno, la forte salinità, le escursioni termiche e l'azione del vento che favorisce la traspirazione e l'evaporazione dell'acqua. Alle spalle della fascia a piante pioniere un'altra pianta l'Agropiro (Agropyrum junceum) determina il formarsi delle dune: la sabbia, trattenuta dalla vegetazione, si accumula con più facilità formando le cosiddette dune embrionali che permettono l'attecchimento dell'Ammofila, (Ammophila arenaria), una graminacea che crea delle vere e proprie barriere per la sabbia spinta dal vento: in prossimità delle ammofile, parallelamente alla linea di costa, si formano dune che si elevano in altezza e proteggono dal vento le comunità animali e vegetali successive. a lievissima pendenza, Oltre le dune vi è, appunto, l'ambiente retrodunale, protetto dai venti e caratterizzato da una maggiore varietà di tipi vegetali. La sesta fascia, il bosco retrodunale, dovrebbe essere caratterizzata dalla presenza di latifoglie quali la Roverella (Quercus peduncolata), l'Ontano (Alnus glutinosa) e il Pioppo bianco (Populus alba). Attualmente rimangono solo tracce di questo tipo di bosco. Nella maggior parte del litorale veneto, infatti, i boschi originali sono stati sostituiti da pinete di origine antropica, caratterizzate dalla presenza del pino marittimo (Pinus pinaster), pino domestico (Pinus pinea) e pino d'Aleppo (Pinus halepensis).
LE OSSERVAZIONI (selezione)
Questo itinerario da la possibilità di osservare differenti specie di uccelli. La zona della pineta ospita il Picchio verde, la Cinciarella, la Cinciallegra, il Fringuello e lo Scricciolo. Vi è anche la presenza di alcuni rapaci notturni come il Gufo comune e la Civetta. Avvicinandoci alla spiaggia, il paesaggio cambia, fra la vegetazione delle dune è possibile osservare il Cardellino e il Codirosso spazzacamino. Nella fascia detta a "piante pioniere" fa la sua comparsa è il Fratino anche se difficile da notare.
Camminando lungo la diga che ci porta al faro volgiamo lo sguardo verso l'acqua calma della bocca di porto, e vedremo il Marangone dal ciuffo che va a caccia di pesci, e alzando lo sguardo verso il cielo, il Beccapesci che compie spettacolari tuffi in cerca di prede.
Alcune foto delle specie incontrare durante l'escursione
Foto: © 2016 Lorenzo Celeghin
Schede informative uccelli a cura di www.ornitologiaveneziana.eu